Month: settembre 2016

The secret garden of Damasco

Fiori e foglie di acanto disposte attorno a una grande infiorescenza centrale compongono il “giardino segreto” del damasco, pregiato tessuto originario dell’omonima città siriana.

Damasco

 

LA STORIA

Nasce nel XII secolo e si diffonde in Italia grazie alle repubbliche marinare che avevano contatti con Damasco: Venezia e Genova. Nel corso dei secoli è stato utilizzato in più campi: dall’arredamento all’abbigliamento, fino ai paramenti liturgici. È un tipo di tessuto operato che si produce con un telaio. Il materiale più adatto è la seta anche se si possono utilizzare filati in cotone e fibre artificiali.
Tra il Cinque e il Seicento i decori in voga per questo tessuto erano quelli a fiorellini o a mazze, con volute barocche. Emblematici sono gli esempi di arredo nella Reggia di Versailles, alla corte di Luigi XV, e gli abiti di Madame de Pompadour.
Tessuto di estrema bellezza e preziosità ebbe il suo splendore tra il Settecento e i primi dell’Ottocento. In quegli anni i tessitori si cimentavano nei motivi più complessi, come quello neoclassico detto a grottesca.
Nel Novecento, con l’avvento di nuove fibre tessili meno ricche e più pratiche, il damascato subisce un lieve declino.
Arriviamo poi agli anni Novanta, fino ad oggi, dove il tessuto ritorna nelle collezioni di numerosi stilisti.

OUTFIT

Il tessuto damascato è da secoli sinonimo di eleganza e raffinatezza.
Inizialmente era relegato principalmente alla sola sfera dell’arredamento e dell’abbigliamento femminile. Oggi lo troviamo anche nel guardaroba degli uomini, seppur ancora di rado.
Ne ho voluto dimostrare la sua estrema versatilità cucendone una t-shirt e un vestito.
Realizzati in maglina damascata sono perfetti per essere indossati in autunno e in inverno.

Damasco

Damasco

Denim mania

Il denim compare per la prima volta intono al XV secolo come tessuto per la creazione di abiti da lavoro. Inizialmente realizzato a base di cotone e di lino, ma ben presto, quando il cotone diventa economicamente più abbordabile, si diffonde maggiormente per la sua resistenza e robustezza. Oggi è interamente in cotone e trova più ampio impiego. Il suo colore identificativo è l’indaco, ma può anche essere modificato con particolari lavaggi, per ottenere un effetto invecchiato, usato o per ottenere altri speciali effetti che rendono il materiale davvero molto versatile.

I JEANS

In seguito alla scoperta dell’oro in California, Levi Strauss per vendere capi d’abbigliamento utili ai cercatori d’oro, fonda a San Francisco la Levi Strauss & Co., che è oggi con il marchio “Levi’s” e il mitico modello “501” l’azienda con la quota maggioritaria nella vendita dei jeans.
Il brevetto iniziale subisce svariate modifiche, ma continua ad essere rilegato alla sola sfera lavorativa.

IllustrazioneDurante la Seconda Guerra Mondiale i jeans fanno un’importante debutto grazie all’illustratore Norman Rockell. L’artista ritrae la modella Mary Doyle Keefe raffigurandola in jeans con i bordi arrotolati. Si crea così una vera e propria icona per le donne americane.
Dobbiamo aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale prima che i jeans appaiano per la prima volta sulle pagine di Vogue, entrando così nella storia della moda.
Dopo essere entrati nel guardaroba come indumento quotidiano, hanno modificato le loro caratteristiche nel corso degli anni.

Ecco quelli più in voga oggi:

RIPPED E ROVINATI

Denim
Dopo il boom degli anni ’80, i jeans strappati hanno avuto alti e bassi. Dalla scorsa stagione sono tornati nuovamente di tendenza. Li troviamo dai tagli più disparati, scuciti, con strappi estremi o appena accennati, tagliati sulle ginocchia o sfilacciati alla caviglia.
Sono perfetti per un look estivo, da giorno, casual e sbarazzino.

RATTOPPATI O DECORATI

Denim

Molto di tendenza sono sicuramente le toppe, che abbiamo visto applicate ovunque, in particolar modo nei capi denim. Zara (sopra a destra) le ha proposte in stile biker su un jeans dal taglio slim fit, perfetto per essere portato con una t-shirt e un paio di sneakers.
Dolce&Gabbana (sopra a sinistra) ha reso un semplice jeans un capo estremamente lussuoso e raffinato, inserendovi applicazioni dorate, pizzo e iconografie.

LA GIACCA DI JEANS

Dopo oltre cent’anni la giacca di jeans torna a fare moda, a tal punto da essere indispensabile nel proprio armadio.
Resistente e durevole, ma anche comoda e facile da indossare, è uno dei capi di abbigliamento più versatili mai creati. La si può indossare dalla primavera all’autunno con qualsiasi tipo di outfit e ci viene in soccorso ogni volta che, pur con l’armadio pieno, l’idea di non aver nulla da mettersi regna sovrana nella nostra testa.
Oggi numerosi brand ripropongono nelle loro sfilate l’intramontabile giacca di jeans in tante varianti. Eccone alcune:

Denim

La prima (sopra a sinistra) è della collezione autunno/inverno 16/17 di Zara: strappata e con un effetto candeggiato. Vista la leggerezza del tessuto la si potrà utilizzare a metà stagione, non di certo in inverno.
A differenza, Gucci (sopra al centro), ne ha proposta una con il pellicciotto all’interno.
L’ultima, della collezione fall/winter 16/17 di Valentino, è chiaramente ispirata alla cultura Navajo.

Il denim si stinge progressivamente con i lavaggi e con l’uso, schiarendosi di più dove è maggiore l’attrito.
Da qui la citazione:

«Il jeans invecchia integrando in sé il cambiamento dell’età, impregnandosi di avventura, della vita di chi li indossa. ogni lavaggio è una pagina girata, il tempo vi scrive la sua memoria su uno sfondo sempre più pallido. La decolorazione dovuta al lavaggio traduce l’avvenimento vissuto fino alla saturazione finale.»

Qual è il colore che ci sta meglio ? Ce lo dice l’Armocromia

ITTEN

Il termine fu coniato dall’artista svizzero Johannes Itten, che nel 1961 scrisse “L’Arte del colore”. All’interno del libro espone una nuova teoria dei colori, che lo porta a dividerli in base alle loro caratteristiche principali:
valore (chiaro/scuro)
temperatura (caldo/freddo)
Quest’ultima suddivisione è stata fatta in relazione alla base di ciascun colore:
i colori caldi sono quelli a base gialla, mentre quelli freddi sono a base blu.
Itten, ispirato poi dalla natura, li suddivide ulteriormente in quattro categorie cromatiche corrispondenti alle stagioni:
 primavera, con colori caldi e luminosi (oro, giallo chiaro, verde smeraldo, ecc)
estate, con colori freddi e luminosi corrispondenti ai paesaggi estivi (celeste, blu mare, ecc)
autunno, con colori caldi e scuri (arancione, bronzo, verde militare e i toni caldi del marrone)
inverno, con colori freddi e scuri, che rappresentano perfettamente la stagione invernale (argento e tonalità di blu decise)

Itten è stato il primo ad elaborare una teoria secondo la quale ognuno di noi rientra in una di queste quattro stagioni cromatiche. La sua teoria è stata poi rielaborata e ampliata dall’artista statunitense Albert Henry Munsell.

MUNSSEL

Oltre alle due caratteristiche che aveva già identificato Itten, Munssel introduce anche il croma, cioè l’intensità di uno dei tre colori primari che regge una persona. Scoprendo l’importanza del croma amplia il sistema a dodici stagioni, ancora oggi utilizzato in America. Le stagioni assolute (quelle in cui la temperatura non oscilla) restano sempre quattro, suddivise soltanto in altre sottocategorie:
 primavera assoluta: temperatura calda, valore  chiaro e croma medio-alto
Se la temperatura oscilla: Primavera Chiara
Primavera Brillante
estate assoluta: temperatura fredda, valore chiaro e croma medio-basso
Se la temperatura oscilla: Estate Chiara
Estate Soft
autunno assoluto: temperatura calda, valore scuro e croma medio-basso
Se la temperatura oscilla: Autunno Soft
Autunno Profondo
 inverno assoluto: temperatura fredda, valore scuro e croma alto
Se la temperatura oscilla: Inverno Profondo
Inverno Brillante

LE STAGIONI NEUTRE

Le stagioni assolute sono 4, mentre le restanti 8 sono quelle neutre.
Neutro in armocromia si riferisce ad un colore la cui temperatura è bilanciata e non salta subito all’occhio come calda o fredda.

COME CAPIRE A QUALE STAGIONE APPARTENIAMO

Ognuno di noi ha dei colori naturali che rispecchiano quelli presenti in natura in una determinata stagione dell’anno.
Se volete provare ad auto-analizzarvi a fondo e capire a quale categoria cromatica appartenete, dovrete essere in grado di individuare:
1. il vostro sovratono, ovvero il colore apparente della pelle, che può essere latteo, rosa, pesca, beige, olivastro o dorato
2. il vostro sottotono, cioè la temperatura del nostro colorito: freddo, caldo o neutro.
Lo si può individuare ponendo vicino al viso colori di diverse temperature. Un colore freddo armonizzerà con un sottotono freddo, e cosi via.

Per capire meglio vi faccio un esempio sulla tipica carnagione mediterranea: quella olivastra.
Presenta un sottotono freddo e un sovratono giallo freddo, quasi tendente al verde, simile al colore delle olive. Tenendo conto del sottotono (il più importante degli aspetti) freddo, per valorizzare una carnagione di questo tipo avremo bisogno di un colore freddo.

Ponetevi davanti ad uno specchio struccati, con i capelli raccolti e illuminati dalla sola luce del giorno. A questo punto potrete iniziare ad accostare  al vostro viso determinati colori. Capirete subito qual è quello che vi sta meglio:
il viso apparirà notevolmente più luminoso, i denti più bianchi e le imperfezioni si noteranno meno a tal punto da non necessitare di un eccessivo uso di trucco per coprirle.

Fonte: RossettoeMerletto